I 7 segreti per correre più velocemente

Immagina come ti sentiresti se potessi battere immediatamente i tuoi personal best?  Pensaci un secondo.
Esci per strada, ti allacci le scarpe e…BOOM! Record! Senza mesi di allenamento. Senza fatica inutile. Adesso. Non sarebbe una sensazione fantastica? La cosa incredibile è che hai già quel record nelle gambe.
Sì, hai letto bene: in questo momento potresti già correre molto più velocemente del tuo personal best.

Sembra impossibile ma oggi voglio cominciare a mostrarti COME.

Quanta fatica fai e non migliori neanche di un secondo?

Ti alleni duramente, fai rinunce, a volte anche solo per trovare il tempo di correre…per cosa?
Spesso passano mesi in cui addirittura peggiori, invece che migliorare.

Tutta quella fatica, irrimediabilmente persa. Anche io sono stato un atleta come te e ci sono passato. So cosa significa. È una sensazione devastante che alla lunga può portarti a smettere di fare lo sport che ami.

E tu non vuoi smettere. Tu vuoi migliorare e vincere.
 

La verità è che hai già quel record nelle gambe.
Solo che non sai come tirarlo fuori.

So che hai un potenziale enorme che ancora non hai minimamente sfruttato per due motivi:
 

  1. Sei arrivato fino a qui  e questo significa che non sei come la maggior parte di quelli che fanno sport. Le persone se ne fregano di migliorare perché “tanto campione ci nasci“. Ti sei interessato attivamente per raggiungere il tuo obiettivo. La volontà di cambiare è la benzina che serve per poter arrivare dove non sei mai arrivato prima.
  2. Ho delle informazioni che tu non conosci. Informazioni che ho scoperto nel tempo perché sono stato advisor di alcune delle più grandi aziende in questo settore. Inoltre sono venuto a contatto con centinaia tra i più forti atleti del mondo ed attualmente lavoro in uno dei più importanti acceleratori di imprese innovative italiane.

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Voglio essere chiaro:
NON STO DICENDO CHE NON DOVRAI ALLENARTI.

Ti dico solo che ESISTE UN MODO PER MASSIMIZZARE IL TUO POTENZIALE in una maniera che non pensavi neanche possibile, senza l’utilizzo di sostanze proibite.
 

Perché ho scritto questa guida?

Circa dieci anni fa ero un timido studente di ingegneria con la passione per la pallacanestro. Te lo confesso: il mio sogno più grande era quello di diventare un giocatore di serie A. Mi allenavo come un pazzo per migliorare. Pensa che passavo tutte le estati dentro ad un palazzetto in cui la temperatura e l’umidità raggiungevano vette pazzesche.

Non sai quante volte sono stato depresso e demotivato perché più mi allenavo e più non ottenevo quello che volevo. Sembrava una maledizione!  Di conseguenza ho cominciato a pensare che le grandi prestazioni fossero un dono divino. Della serie “o ci nasci campione oppure meglio lasciar perdere”.
 

La delusione arrivò ad essere così tanta, che ad un certo momento mollai e lasciai perdere tutto. Non volevo più saperne di giocare! Cominciai a concentrarmi solo sullo studio. Passò qualche anno in cui la mia vita scivolò via velocemente tra gli esami, senza un vero obiettivo…

Però ci fu un preciso momento in cui tutto cambiò, improvvisamente ed inaspettatamente.

L’incontro che cambiò la mia vita.
E che cambierà anche la tua.

All’ultimo anno di ingegneria andai ad ascoltare un seminario che parlava di biomeccanica applicata. O almeno questo era quello che credevo.

A prima vista era una di quelle lezioni a cui vai solo perchè sei obbligato o perchè c’è qualche ragazza che ti interessa. La persona che teneva la lezione non sembrava un semplice professore. Ad occhio e croce aveva una sessantina d’anni ma il fisico era quello di un ventenne ben allenato.

Abituato come sempre a vedere docenti ingobbiti e sovrappeso di decine di chili, ammetto che rimasi colpito. A pelle mi ispirava fiducia. Decisi così che gli avrei dato una chance, almeno fino a che la biondina in seconda fila fosse rimasta a lezione.

La prima scoperta: l’allenamento “a caso” ti fa peggiorare.

Mi ricorderò sempre la prima slide: mostrava uno studio scientifico molto semplice.

I ricercatori presero un gruppo di persone e per un mese le fecero allenare seguendo un allenamento casuale. Poi le lasciarono ferme per qualche mese, in modo da farle tornare alla situazione di partenza. Finita la pausa, le fecero allenare seguendo un programma scelto da un allenatore olimpico.

Al termine dello studio emersero 2 cose veramente interessanti:
 

  1. L’allenamento casuale non portò nessun miglioramento. Come se le “cavie”, non si fossero allenate. Anzi, qualcuno era peggiorato.
  2. L’allenamento “olimpico” migliorò sensibilmente le performance delle persone sottoposte ai test.

Questo significa che se ti stai allenando a “sensazione” oppure con un programma di allenamento che ti ha scritto tuo “cuggino” maratoneta o peggio trovato su internet, è probabile che tu faccia tantissima fatica inutile senza migliorare di un centesimo.

La seconda cosa è che con un buon allenamento, si migliora tantissimo. Quindi l’allenamento conta.
 

La seconda scoperta: le scarpe fanno la differenza

Seconda slide, altro studio. Questa volta si parlava di scarpe.
“Le scarpe? Figuriamoci se le scarpe possono fare la differenza” Pensai.

Il primo gruppo di persone poteva scegliere le scarpe da utilizzare nel test in maniera autonoma. Al secondo gruppo invece vennero date scarpe appositamente studiate per migliorare le prestazioni.

Al termine dello studio si scoprirono due cose:
 

  1. Il primo gruppo, tra una vasta gamma di scarpe, scelse quelle più comode ed ammortizzate.
  2. Il secondo gruppo (scarpe prestazionali) TRIPLICÒ le performance del primo gruppo.

Questo significa che siamo portati a scegliere scarpe che ci sembrano comode. Purtroppo le scarpe molto comode alla prima calzata, sono una scelta SBAGLIATISSIMA e ti spiegherò bene il perché.

Inoltre da questo studio emerge quanto una buona calzatura sia estremamente importante per correre più velocemente ed in generale per migliorare le prestazioni sportive.

Ero completamente sbalordito. In soli 10 minuti di lezione, il professore aveva rivoluzionato alcune delle mie (tante) stupide credenze sul mondo dello sport.

Finalmente avevo capito che era possibile migliorare facendo le cose giuste. E che era completamente stupido allenarsi senza un piano ben preciso e con gli strumenti sbagliati.

Se continui a stare con me, fra poco ti parlerò del più grande segreto che gli esperti del nostro settore ti nascondono da anni.

Puoi considerare questa guida come una vera e propria mappa del tesoro. Contiene tutte le indicazioni dettagliate che ti guideranno verso la tua meta. Seguile alla lettera e goditi i benefici che le mie strategie porteranno alla tua carriera sportiva.

“Il gruppo delle scarpe prestazionali, TRIPLICÒ le performance rispetto al gruppo che aveva scelto le scarpe sulla base della sensazione di comodità.”

Chi sono?

Sono Luca Domeniconi, ingegnere e fondatore di alcune aziende di successo. L’ultima di queste, ha aiutato decine di migliaia di persone in tutto il mondo a migliorare drasticamente la propria forma fisica. Ad Agosto 2017 sono stato premiato tra i 10 migliori innovatori della regione Emilia Romagna. Qui mi vedi all’ambasciata italiana a San Francisco, mentre presento uno dei miei progetti.

SEGRETO #1: le tue scarpe sono progettate per DIMINUIRE le tue prestazioni.

Si lo so è abbastanza scioccante, ma prima o poi qualcuno doveva dirtelo.

TUTTE le scarpe sportive presenti sul mercato sono più o meno ammortizzate e quindi TUTTE ti fanno perdere secondi (anche le A1 o le A2).

In questa guida ti spiegherò perchè sono fatte così e come è possibile risolvere questo problema. Prima però devo parlarti di due concetti importantissimi: ammortizzazione e reattività. Ti faccio un esempio molto pratico: immagina di far cadere una biglia di ferro sulla sabbia. Al momento della caduta la biglia affonderà senza rimbalzare: ammortizzazione massima, reattività zero.

Se la si fa cadere invece su una superficie dura questa rimbalzerà: reattività massima, ammortizzazione nulla.

Quindi più un corpo ammortizza e meno è in grado di restituire energia, meno un corpo ammortizza e più l’energia verrà restituita. Ecco perché correre sulla sabbia è estremamente stancante: quando poggiamo i piedi l’ammortizzazione è massima e per eseguire il passo successivo non ricevendo alcuna spinta dal basso dobbiamo fare affidamento esclusivamente sulla forza muscolare.

Quello che devi sapere adesso è che hai ai piedi sicuramente un paio di scarpe da corsa fatte per AMMORTIZZARE e quindi per farti correre come sulla sabbia.

Ora la domanda è: perché?

“Hai ai piedi sicuramente un paio di scarpe da corsa fatte per AMMORTIZZARE e quindi per farti correre come sulla sabbia, perdendo così decine e decine di secondi che sarebbero già tuoi di diritto.”

SEGRETO #2: i brand di scarpe sportive sono concentrati sull’ammortizzazione e NON sulla reattività.

Le case produttrici si sono sempre focalizzate su tecnologie che NON ti aiutano a farti andare più veloce. Come se corressi sulla sabbia! Non ci credi?

Queste sigle dovresti conoscerle bene:

Air (Nike)
Duralon (Nike)
Adiprene (Adidas)
Gel (Asics)
Wave (Mizuno)
Grid (Saucony)
Dmx (Reebook)
Hexalite (Reebook)

Ti do una notizia: queste sono TUTTE tecnologie ammortizzanti!

Nell’esempio qui sotto, ho preso un famoso paio di scarpe da corsa (che va molto di moda ultimamente) e ti ho evidenziato l’abnorme quantità di materiale ammortizzante.

SEGRETO #3: una buona ammortizzazione serve ESCLUSIVAMENTE nella prima fase della falcata.

Non è che l’ammortizzazione nelle scarpe da corsa sia inutile, anzi. Ma è utile SOLO in una certa fase della falcata! Una buona ammortizzazione serve quando il piede tocca a terra, per diminuire l’eccessivo carico sul punto di impatto. In questo modo l’energia viene assorbita dai materiali della calzatura e non va a stressare i tuoi muscoli e le tue articolazioni. In parole povere ti evita di farti male.

Una buona reattività serve invece nella seconda fase della falcata, denominata di “impulso”, cioè quando devi spingere poco prima di alzarti da terra. Un ottima scarpa da corsa, DOVREBBE restituire parte di quell’energia che ha accumulato in precedenza, aiutandoti a fare meno fatica e a correre più velocemente. Scrivo “dovrebbe” perché non lo fa nessuna calzatura (e vedrai il motivo).

Questo significa anche che le tecnologie ammortizzanti, usate per tutta la lunghezza della scarpa, fanno diminuire sensibilmente le prestazioni. E ti farò vedere che è quello che effettivamente succede nelle tue calzature, qualunque esse siano (A1, A2, A3, A4, A5…).

Con la collaborazione tecnica di:


Dario Chitti

Nazionale italiana Triathlon | Campione italiano di Duathlon | Campione europeo under 23


“L’ammortizzazione evita di farti male quando appoggi il piede a terra, ma quando stacchi il piede, la scarpa dovrebbe aiutarti a restituire quell’energia. Cosa che nessuna calzatura fa.”

SEGRETO #4: le persone comprano le scarpe da corsa in base alla comodità della prima calzata

Perché le più grandi aziende di calzature non si sono concentrate tanto sulla reattività delle scarpa da corsa? In una sola parola: MARKETING.

Ti sei mai chiesto cosa cerca la maggior parte delle persone quando compra una scarpa sportiva? Te lo dico io: le persone vogliono prima di tutto scarpe comode! Attenzione: non ti sto dicendo che tu sei tra questi! Ti dico solo come ragionano il 99% degli sportivi.

Come compra le scarpe lo sportivo medio?

Nella migliore delle ipotesi si informa un po’ su internet, un po’ dagli amici, poi va in negozio e prova. Fa qualche passo, SE le sente comode ed il rivenditore gli conferma che è un buon acquisto, è fatta. Nella peggiore delle ipotesi si fa consigliare dal rivenditore che sa benissimo su quale scarpa ha un margine maggiore. Anche in questo caso ha bisogno di sentire la comodità appena se le mette ai piedi.

Cosa fanno le aziende di conseguenza?

Le aziende puntano tantissimo sulla comodità della prima calzata. Cioè la comodità della prima o delle primissime volte in cui avrai le scarpe ai piedi. Modificano le intersuole e le solette optando per materiali molto morbidi e molto ammortizzati. Questo anche in punti come la parte anteriore del piede dove è fondamentale non disperdere l’energia cinetica dell’appoggio, come ti dicevo nel segreto #2, pena un peggioramento evidente delle performance. E non solo in scarpe ammortizzate ma anche in quelle molto “tecniche”.

Non ci credi? Guarda ad esempio la descrizione di questa scarpa, presa direttamente dal sito internet di un famosissimo brand. Salta subito all’occhio che la tecnologia ammortizzante è su TUTTA la scarpa, per migliorare appunto la comodità.

Quindi con molta probabilità hai ai piedi un paio di scarpe da corsa appositamente realizzate farti stare comodo nei primi allenamenti e che già da subito ti faranno perdere secondi preziosi e tanta velocità. Ti dirò di più: dopo pochi giorni quando si saranno ammorbidite ulteriormente, il calo sarà drammatico.

“Non troverai nemmeno un brand che ti prometterà guadagni sostanziali, perché tutti si attestano al di sotto dell’1% di miglioramento totale.”

“continuous cushioning” = “ammortizzazione continua”. Ti ricorda qualcosa?

SEGRETO #5: le tecnologie “reattive” dei brand più noti, funzionano poco.

Torniamo a chi produce le scarpe da corsa: è vero che non si sono mai focalizzate sulla reattività? Ultimamente abbiamo visto nascere qualche tecnologia in questo senso.

Di cosa si tratta? In pratica sono utilizzate mescole capaci di tornare nella forma originale in modo più veloce delle normali intersuole in EVA.

Ma davvero restituiscono più energia rispetto a quanto fa il buon vecchio Eva, che si trova sotto i piedi di tanti runner? Al di là degli annunci pubblicitari che reclamano “una carica di energia aggiuntiva”, non troverai nemmeno un brand che ti prometterà guadagni sostanziali, perché tutti si attestano al di sotto dell’1% di miglioramento totale.

Questo perché le forze che si scatenano durante gli appoggi della corsa così varie e complesse che è veramente difficile convogliarle in un’unica direzione, in fase di impulso. Anzi, a dirla tutta, se la scarpa non è progettata nel modo giusto si corre addirittura il rischio che l’energia non sia restituita al momento giusto, con la giusta frequenza e nella giusta porzione di scarpa. Questo è un chiaro sintomo che questi materiali, seppur innovativi, non cambiano più di tanto le carte in tavola.

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